Il rapporto tra pensiero, parola e immagine è applicabile alla fotografia?
Il fotogramma può diventare una lavagna? Se è su pellicola sì.
Ci stavo riflettendo da un anno e mezzo, ma i precedenti risultati non mi convincevano. La svolta è arrivata quando ho compreso che nella stampa dovevo comprendere anche una porzione del fotogramma precedente e di quello successivo, includendo i margini preforati della pellicola e il numero del fotogramma anch’esso scritto col pennarello nero indelebile, poiché le pellicole Foma in bobina non recano le marche preimpresse,
Che queste stampe siano materialmente fotografie non ho dubbi. Se siano ancora Fotografia invece non lo so, benché siano immagini “scritte con la luce”; ed è la domanda che faccio nel primo fotogramma.
Però è anche vero che “le fotografie si prendono, non si fanno” e in questo gli anglosassoni sono intellettualmente più onesti: dicono “ take a picture”; per cui potrebbero anche non essere Fotografia.
Se confermate che sono almeno fotografie, facciamo una controprova: ammettiamo che io abbia aperto Photoshop e creato un file vuoto, poi ci scriva la stessa frase col pennello digitale – o ancora che io la detti a un programma di riconoscimento vocale che me la traduca automaticamente in ideogrammi cinesi su questo file – e che poi stampi tutto ciò con tecnologia fineart giclée… direste ancora che quella è una fotografia? Non credo proprio.
La questione concettuale
Perciò – altra domanda – è la natura analogica di questo OGGETTO (la stampa su carta argentata con ingranditore in camera oscura di un fotogramma in pellicola) che fa della prima materialmente una fotografia, mentre la natura digitale (da file) della seconda, invece, no?
E se CONCETTUALMENTE la mia stampina baritata fosse davvero Fotografia?
Non so se questa mia sia una reazione analogica, allergica alle immagini generate dalla Intelligenza Artificiale generativa; ma credo di sì, che sia probabilmente una ingenua e spontanea reazione a ciò che leggo e vedo sull’argomento; benché sia certo che la I.A. abbia una relazione diretta con la parola attraverso il prompt verbale, certamente più stretta rispetto a una pellicola preforata ai sali d’argento.
P.S. @curti_alessandro perdonami il tag troppo scontato (still photo) ma è anche colpa tua e di @alessiomason se sono schizzato male.
Pensiero, segno, immagine
La fotografia aiuta a dare forma alle idee. L’aver usato la parola scritta sul negativo – al posto di oggetti vari o graffi – può far discutere, e ha provocato reazioni; ma se i graffi sono “segni”, la scrittura cos’è? È anche questa un segno sebbene precodificato da una lingua, ma nel momento in cui prendono forma diventano entrambi “linguaggio”.
Ripeto, non so se questa sia Fotografia; ma mi chiedo: non è forse questo il senso del Logos? Quel termine arcaico che descrive, con unità di senso, il Pensiero che dà forma alla Parola, generoso e generatore del linguaggio? Forse è solo una mia personale …”Verifica”.
Ma ora voglio abbandonare l’aspetto concettuale di questo “progetto” e dal piano razionale passare a quello emotivo, alla pulsione che l’ha generato.
La sfera emotiva
Quando fotografo preferisco essere da solo. Il silenzio mi aiuta a vedere meglio e, quando mi guardo intorno, i silenzi lasciano spazio ai pensieri; essi si intrufolano dispettosamente tra le immagini che fermo nello scatto; la frase di una canzone che ascolto in auto mentre sono assorto, il passo di un libro che mi ha ispirato, il ricordo di un amore passato nel ritrovare in casa un oggetto che era caro, il senso di un altro innamoramento… sono pensieri che hanno bisogno di prendere una forma, di diventare immagine; così nello spazio tra un fotogramma e l’altro, tra il tempo di una fotografia e l’altra, si fa spazio la parola, una breve frase; il logos fatto segno.
In poesia e letteratura lo scopo della narrazione è sollecitare l’immaginazione: la creazione di immagini nel nostro cervello; ma esiste una frase che sia funzionale semanticamente solo a se stessa o una immagine che non abbia bisogno di parole?
Stampe 10,8×16,2 su carta Fomabom 111, montate su cornice in tiglio naturale 30×30.
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