Intorno al concetto di errore, al rapporto uomo – macchina (fotografica), alla contrapposizione analogico vs digitale e, ancora alla questione della percezione individuale del tempo in senso assoluto e della storia in senso personale – ma anche viceversa -, si collocano queste immagini che non so se definire fotografie. La serie nasce da un processo errato, o anomalo, di digitalizzazione – cioè di scansione – di fotografie originariamente ottenute su pellicola, realizzate sia prima dell’era digitale che negli ultimi tre anni.
I soggetti riguardano esclusivamente monumenti antichi, aree archeologiche o ruderi del lontano passato, in particolare del mondo classico, che costituiscono il nostro patrimonio culturale e che, soprattutto, hanno segnato la mia formazione classica, poi di architetto e infine di insegnante di Storia dell’Arte.
Le immagini di questa serie, più che anomalie, sono dei mostri: tant’è che il nome della serie, ABNormal, è una citazione tratta dal film Frankenstein Junior di Mel Brooks che vidi per la prima volta in un cinema di Perugia nel 1977, durante una gita scolastica autogestita, quando iniziavo a fotografare.
Graffi, macchie, patina, non sono aggiunti volontariamente, ma frutto delle scelte casuali di un vecchio scanner. Sono sedimenti, incrostazioni, lapsus, della Storia.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.