D-ISTANTI di Paolo Ciot

Paolo Ciot, artista instant, mi ha onorato con la richiesta della curatela e della presentazione della sua mostra alla Galleria Imaginario di Sacile, dal 4 maggio al 2 giugno; allego di seguito il testo ti presentazione per il catalogo curato da Domenico Florio.

Domenico Florio, io e Paolo Ciot alla presentazione

Associare le immagini che sgorgano, libere, dall’immaginario (…ops) di Paolo Ciot strettamente all’ambito del Fotografico è impossibile, oltre che riduttivo per l’autore e forse, anche, corrosivo del comune concetto di Fotografia.

Se il pensiero del fotografo è tutto teso a incasellare la pratica del fotografare all’interno dell’area dei linguaggi e della narrazione – cosa sempre viziata da quella ingombrante, irrinunciabile e maledetta presenza della macchina – alla continua ricerca della “Pietra Filosofale”, Paolo Ciot invece ha messo le mani sul quel “Sacro Graal” che da solo offre la soluzione a ogni istanza di salvezza artistica. Quel Sacro Graal ha un nome e si chiama Polaroid: la più antifotografica tra tutte le tecnologie in grado di produrre immagini meccanicamente e non a caso la più utilizzata dagli artisti, da Andy Warhol fino a Freddie Mercury.

È paradossale: proprio quando l’Arte, seguendo le riflessioni filosofiche innescate dall’invenzione della Fotografia, si dematerializza mettendo in discussione il concetto di unicità dell’opera d’arte a favore della sua infinita riproducibilità tecnica, ecco comparire nelle mani degli artisti le Polaroid che rilasciano un prelievo della realtà istantaneo, ma soprattutto in esemplare unico.

Non per nulla la Polaroid ha soddisfatto un bisogno antropologico: si è inserita nei momenti privati, intimi ed erotici, della vita famigliare e di coppia, s-velando a noi stessi – e ricordandolo a d-istanza –  quello che altri non potevano vedere.

«Lascia una traccia fotografica del tuo passaggio» scriveva Franco Vaccari nella sua “Esposizione in tempo reale” alla Biennale veneziana del 1972; perché è la Vita stessa ad essere un’opera d’arte e quel pezzettino di carta plasticata, con la finestrella quadrata che la rende manifesta, altro non è che un Object Trouvé, è esso stesso Arte, non una semplice fotografia.

Paolo Ciot, con spirito naïf e sognante rende intimista, leggero, quel pezzettino di carta che sta a certificazione del suo incontro fotografico e lo trasforma nella traccia di una esistenza surreale che scavalca lo stile post-punk in sottofondo.

Una Polaroid testimonia l’esistenza di un istante sopravvissuto al flusso del tempo, unico come la Vita che lo ha portato al di fuori dello scorrere, meritevole di quell’Aura che la Fotografia geneticamente non ha e che ora rende immateriale l’Arte contemporanea.

Io, con Guido Cecere e Ezio Dal Cin